Area Aiuti materiali

Caritas Diocesana Trieste garantisce pasti caldi gratuiti, promuove la lotta allo spreco alimentare e collabora con il progetto FEAD per sostenere chiunque si trovi in difficoltà.
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Caritas Diocesana Trieste
Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere.


– Albert Einstein

Storie di speranza e di persone

Dietro i numeri, i dati e i servizi ci sono le storie delle persone che hanno trovato o portato speranza grazie a Caritas Diocesana Trieste.
Caritas Diocesana Trieste
La storia di
Davide, 58 anni
Nato e cresciuto a Trieste
Se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che non sarei stato in grado di mantenermi, gli avrei riso in faccia. Da quando ho finito la scuola ho sempre lavorato e mi sono sempre mantenuto da solo, tanto che del mio gruppo di amici sono stato il primo a comprare casa. Per tanti anni ho lavorato come operaio in una piccola azienda, che sfortunatamente un giorno ha chiuso. Vuoi la crisi, vuoi la fatica del post pandemia… non che non ci abbiano provato, i miei titolari, a tenere a galla la barca. Semplicemente non è stato possibile.
All’inizio me la sono cavata, come ho sempre fatto, accettando lavoretti qua e là. Ma la Trieste di oggi non è la Trieste di quando ero giovane e il mondo del lavoro è quello che è. La situazione è inevitabilmente peggiorata, le bollette si sono accumulate e, senza un’entrata stabile, è arrivato il momento in cui non sono più stato in grado di fare niente.
È stato Paolo, un mio caro amico d’infanzia, a parlarmi del refettorio della Caritas. È volontario da tanti anni e, sebbene all’inizio fossi molto riluttante e mi vergognassi tantissimo, alla fine è riuscito a convincermi che non c’era niente di male ad accettare un po’ di aiuto in un momento di difficoltà.
La mia prima volta al refettorio è stata un’esperienza strana. Mi sentivo a disagio, osservato, volevo tornare a casa mia. Invece ero circondato da persone sorridenti, Paolo in primis, avevo un pasto caldo davanti a me e dopo un po’ mi sono reso conto che a nessuno interessasse sapere perché fossi lì o perché non avessi soldi, alla mia età, per fare la spesa. A loro importava solo che stessi bene e di come fosse andata la mia giornata. Punto.
La sera dopo sono ritornato. E quella dopo pure, fino a quando con un po’ di fortuna non ho trovato un nuovo lavoro e non ho avuto più bisogno di questo piccolo aiuto extra. Ho deciso però di diventare volontario anche io e di donare qualche ora, durante la settimana, per restituire il bene che ho ricevuto in un momento buio. E per il quale sono immensamente grato.
Caritas Diocesana Trieste
La storia di
Paolo, 57 anni
Volontario di Caritas Diocesana Trieste
Ormai ho perso il conto degli anni in cui sono stato volontario per Caritas Diocesana Trieste. Ho iniziato che ero giovane, perché mi sembrava una cosa bella da fare, e semplicemente non ho più smesso. Nel tempo ho visto e incontrato tantissime persone con storie diverse, soprattutto al Refettorio. Tanti triestini, non solo migranti o persone arrivate da fuori.
Davide è stato uno di questi. Ci siamo conosciuti alle elementari, siamo stati inseparabili fino alle superiori e poi ci siamo un po’ allontanati quando lui ha iniziato a lavorare e io ho scelto l’università, senza perderci però mai di vista. Gli ultimi anni per lui sono stati difficili, soprattutto quando ha perso il lavoro e ha iniziato a fare fatica ad arrivare a fine mese con quello che racimolava qua e là, con lavoretti di fortuna.
Persona buonissima, ma terribilmente orgoglioso: sapevo che non sarebbe stato facile convincerlo ad accettare aiuto. Ma in coscienza non potevo neanche non dire niente, così una sera mi sono fatto coraggio e gli ho parlato del Refettorio. Come tanti altri triestini non ne sapeva nulla né sapeva che chiunque può accedervi e ricevere un pasto caldo in caso di bisogno, e soprattutto si vergognava tantissimo.
La prima cena è stata difficilissima per Davide. L’ho visto veramente in difficoltà, così ho fatto del mio meglio per distrarlo, presentandogli i volontari di turno e alcuni degli ospiti con cui avevo già avuto modo di chiacchierare e che conoscevo un po’ meglio. Una sorta di terapia d’urto, per fargli vedere che a nessuno importava che fosse in difficoltà e che non era solo in quel momento, che c’erano persone disponibili a condividere con lui quel peso e altre che avrebbero potuto capirlo perché in situazioni analoghe.
Funzionare direi che ha funzionato, perché non solo è tornato, ma ha scelto di diventare volontario a sua volta quando finalmente ha trovato un altro lavoro e non ha avuto più bisogno del supporto di Caritas. Non potrei essere più contento per lui, davvero.

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